Il gioco del bracciale ha perciò radici antiche anche se il suo maggior sviluppo è avvenuto nell’epoca rinascimentale quando, favorito da principi e signori, raggiunse vertici tanto elevati di spettacolarità e notorietà da suscitare grande entusiasmo popolare e costituire argomento per componimenti di letterati e poeti.
Il gioco si praticava in speciali arene, dette “sferisteri”, realizzate soprattutto nel XVIII e XIX sec. in molte città grandi e piccole dell’Italia centro-settentrionale.
Queste arene avevano delle precise caratteristiche: innanzitutto necessitavano di un terreno piano e ben battuto, lungo dai 90 ai 100 m e largo dai 16 ai 18, con intorno un po’ di spazio per il pubblico e, soprattutto, era indispensabile un muro d’appoggio laterale alto una ventina di metri.
Lo sferisterio di Treia, costruito sotto i capimastri De Mattia e Graziosi, venne inaugurato nel 1818 con una spettacolare partita alla quale partecipò il giovane Carlo Didimi. Successivamente, per esigenze legate alla viabilità, venne trasformata in una strada con annesso parcheggio. In occasione della disfida, però, torna ad essere un campo da gioco.