Che la serie degli uomini illustri conservata a Treia sia il risultato di un’operazione mirata a dare un volto ai grandi treiesi del passato, lo conferma il caso del ritratto del capitano Balduccio Angelini, riprodotto di profilo in armatura entro un ovale recante il suo nome. Il recente intervento di restauro, condotto da Simone Settembri, ha consentito di smascherare un falso storico; infatti, rimuovendo le ridipinture, è stato possibile riconoscere nel condottiero armato il celebre capitano Bartolomeo Colleoni, eternato dal Verrocchio nello splendido monumento equestre dedicatogli dalla Serenissima
Il volto maschio e deciso del condottiero è inserito entro una complessa decorazione di carattere araldico e militare, costituita da vessilli che recano le insegne delle varie casate per conto delle quali il Colleoni esercitò la sua attività di capitano di ventura. Il biscione visconteo, i gigli angioini garriscono sulle bandiere ricordando le varie imprese militari che ebbero il Colleoni protagonista.
Il ritratto treiese può datarsi all’inizio del XVII secolo e si basa dunque su una più antica effige realizzata quando il condottiero era ancora in vita; la condotta pittorica si avvantaggia di una stesura densa e pastosa del colore, manifestando una grande attenzione per gli effetti di luce che fanno vibrare la lamina metallica degli spallacci; la caratterizzazione del volto, segnato da rughe profonde e da un’incipiente peluria che incupisce le guance, ricorda certe espressioni pittoriche del seicento veneto e in particolare lo stile di Pietro Muttoni (detto della Vecchia), abile creatore di pastiches pittorici che talvolta imitano le opere dei celeberrimi maestri del Rinascimento veneto: anche questa attitudine al falso d’autore può giustificare il suo nome quale supposto autore del ritratto della Pinacoteca di Treia che riproduce un personaggio scomparso ormai da più di un secolo cercando di restituire, anche attraverso una fedele riproduzione dell’armatura di foggia antica, il senso del tempo trascorso.