Arrivando a Treia da Borgo Vittorio Veneto, sotto la rampa che sale alla Porta Montana vi suggeriamo di prendere a destra, per il Viale della circonvallazione che fiancheggia le mura. Vi imbatterete in Porta Nuova, familiarmente detta Le Scalette e, dopo un piccolo piazzale, in Porta Garibaldi da cui ha inizio un’aspra salita che conduce ad un dedalo di viuzze, le Strade Basse. È la Treia artigiana, dove si ammirano vicoletti e scalette che collegano tra loro una lunga teoria di stradine, poste ai vari livelli, uno più basso dell’altro, più o meno parallele al corso principale. In una di queste vie, che si chiama, appunto, via Vasari, fino a pochi lustri fa si affacciavano i laboratori degli artigiani che lavoravano la creta e la ceramica.
Continuando per la circonvallazione, alla vostra sinistra potrete vedere i banchi d’arenaria che rendevano imprendibili i castelli dell’Elce e dell’Onglavina mentre, sulla destra, si apre un’ampia vista panoramica. Ormai siete in vista del Piazzale Trento e Trieste, che i treiesi chiamano San Marco e che rappresenta l’estremo lembo del paese a mezzogiorno. Sormontato dall’alta rocca del Castello dell’Onglavina, costituisce un vero balcone delle Marche da cui si gode un panorama che va dal Monte Conero ed il mare fino ai Sibillini. Sulla destra i colli su cui si ergono i resti degli antichi castelli di Pitino e della Roccaccia. Entrate ora in città per la vicina Porta Palestro: vi troverete in Piazza Don Nicola Cervigni dove, sulla sinistra, sorge la chiesa di San Michele, in stile romanico con qualche elemento gotico. Di fronte a San Michele è la piccola, splendida, chiesa barocca di Santa Chiara, a pianta centrale ottagonale, decorata con stucchi. È qui che si conserva una statua della Madonna nera di Loreto che la tradizione popolare vuole sia quella originale. Camminando per Via dei Mille, s’incontra un agglomerato urbano composto da piccole, vecchie case, stradine e scalinate, che offrì stabile dimora ad una comunità di zingari che arricchì il quartiere dell’Onglavina di abitudini e di vicende al cui folklore ancora oggi si fa riferimento in occasione della Disfida del Bracciale. Sulla sinistra il fabbricato dell’Ospedale Civile. Dalle Vie Roma e Cavour, che sono fiancheggiate da palazzi di nobile aspetto e di severa eleganza, si diramano pittoresche strade e scalinate. Incastonata in mezzo ai palazzi la Chiesa di San Francesco. All’inizio di Via Don Minzoni c’è Santa Maria del Suffragio. Tra le due chiese, un curioso palazzo detto La Rotonda segna l’incrocio tra via Roma, via Don Minzoni e via Garibaldi, la strada dove una lapide ricorda Dolores Prato, la grande scrittrice che immortala Treia nel capolavoro “Giù la piazza non c’è nessuno” e la casa dove visse molti dei suoi anni treiesi. Subito dopo, in Piazza Arcangeli, la scritta sulla facciata Apollini et Musis segnala la presenza del Teatro Comunale, costruito su disegno dell’architetto Rusca (1801).